
Foto di Mehdi Chebil
La fine è da manuale: “Lei è un’infedele. Perché non si converte”?
L’inizio, anche.
Adel Almi è un talebano tunisino che non sa di esserlo: l’uomo non è andato a scuola, ma nello spirito rivoluzionario e libertario della Tunisia fa come gli pare.
Promuove la virtù e perseguita il vizio; quello che ritiene tale.
Un’artista, Nadia Jlassi, da lui attaccata per un’installazione di busti di donne velate, mi ha raccontato del loro unico faccia a faccia: “Mi guardava il seno, in maniera lubrica”.
Non mi stupisce.
I kamikaze dell’11 settembre, trascorsero le loro ultime notti guardando film porno.
Un noto sceicco di Tripoli, in Libano, tale Shabaan, è morto di un’overdose di Viagra.
Le capitali gay mondiali sono tra le città più segregate: Gedda e Kandahar.
Adel Almi appartiene a quella minoranza di imam convinti che la segregazione (maschi da una parte, femmine dall’altra) sia il principio di una vita morigerata, principio che applica in una cinquantina di scuole coraniche.
Salafiti come lui (da salaf, in arabo, gli antenati, ovvero le prime generazioni di convertiti islamici) controllano 70 delle 5000 moschee della Tunisia, ma sono agguerriti e a volte violenti e dunque finiscono spesso sui giornali.
L’ho incontrato in una madrasa di Tunisi, la Omar Bin Khattab, un pomeriggio di inedito gelo in Nord Africa. Indossava una djellaba azzurra e un tradizionale copricapo bianco.
Considerava la rivoluzione un intervento divino (“Tutto succede solo per volontà di Allah”) e la legge islamica un destino lento ma inesorabile.
Aveva una sua logica elementare:
“La sharia si può applicare solo se ci sono lavoro, case, mogli, a quel punto diventa inevitabile”.
Cioè?
“Se hai soldi, non rubi”.
Ah.
“Certo. La Tunisia non è pronta perché la gente ha fame”.
Faceva un esempio:
“Nell’anno 18 dell’Egira, l’emigrazione del Profeta, che la pace sia con lui, dalla Mecca alla Medina, ci fu una carestia e il profeta, che la pace sia con lui, sospese la sharia”.
Quando gli dico che la sharia non ha mai portato a niente di buono nei paesi in cui è stata applicata, lui dice che non è mai stata applicata a dovere, che è un po’ ciò che dicono i comunisti quando si parla di Russia e di Cina.
E quindi?
“E quindi è come avere il manuale di un telefonino”.
Prego?
“Le istruzioni per l’uso. Le leggi tutte, ma applichi solo quelle che ti servono”.
E quindi, la musica è halal (permessa) o haram (proibita)?
“La musica religiosa va bene, quella che incoraggia comportamenti lascivi è haram”.
E i balli?
“I balli?”
I balli.
Aggrotta le sopracciglia.
“La danza è un’introduzione al coito, rende le persone vulnerabili”.
“Le donne possono ballare tra di loro”, suggerisce un giovane sceicco, che lo accompagna.
“No no, è problematico pure questo, perché al giorno d’oggi ci sono le lesbiche”, replica Almi.
Inizia una curiosa diatriba tra gli uomini in turbante, sulle istruzioni del cellulare, pardon, sulla legge islamica. E’ evidente, che non sono d’accordo.
Ne approfitto per chiedere ad Almi cosa preveda il suo manuale per gay e lesbiche.
Gli occhi brillano, batte il pugno sul tavolo: “Vanno uccisi!” Su questo non ci sono dubbi! Sono un pericolo per l’umanità. Rischiamo per colpa loro l’estinzione!”
Mentre se ne va, Almi dice che sono una kefira, un’infedele, che è un gran peccato, che andrò all’inferno, sorella perché non abbracci il giusto sentiero?
Lo guardo mentre si allontana lesto e dritto, la testa sgombra da dubbi.
Sono lì, un po’ triste, a chiedermi se mai finirà, questo commercio di idee nefaste, quando il direttore della scuola coranica, un signore canuto, dal volto dolce, di nome Mohammed Bel Haj Omar, pronuncia parole dolci, sensate.
“Io penso questo. Penso che noi ci si debba concentrare sulle cose che ci uniscono e non su quelle che ci dividono. Soltanto così potremo insegnare alla nuove generazioni l’amore per la vita.
La verità è relativa, non è dentro di me, è piuttosto da cercare nello spazio tra di noi, nello spazio tra te e me. E’ un problema di ignoranza. Dobbiamo crescere, e cresceremo. E’ una questione di tempo”.
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Imma Vitelli per Vanity Fair.it